“L'AUMENTO DEI BARILI DI PETROLIO NON PORTA BENEFICI ALL'ECONOMIA”

Dalla Gazzetta del Mezzogiorno, Filippo Mele.
 
SCANZANO JONICO. IL FOCUS SULLE ATTIVITA' DI IDROCARBURI PROMOSSO DA “SCANZIAMO LE SCORIE” E PARROCCHIA

CON LE ESTRAZIONI DI GREGGIO IMPATTO AMBIENTALE E SCARSA OCCUPAZIONE





SCANZANO JONICO - “Pollice verso” per le estrazioni petrolifere sia per la mancata crescita demografica ed economica sia per l'incremento dei problemi di tipo ambientali da parte di ricercatori e docenti universitari, associazioni ambientaliste, esponenti della chiesa cattolica. Tanto, almeno, è venuto fuori da un convegno su “Quale economia e quali rischi dal petrolio per il territorio lucano? Bene comune e salvaguardia del creato” organizzato dall'associazione ScanZiamo le scorie e dalla parrocchia Maria Santissima Annunziata. Preceduto dalla proiezione del video “Mal d'Agri”, di Mimmo Nardozza, Marcella Di Paolo e Salvatore Laurenzana, e dai saluti del parroco, don Antonio Polidoro, e del sindaco del centro jonico, Salvatore Iacobellis (Pd), è stato Pasquale Stigliani, portavoce di ScanZiamo le scorie, il primo dei relatori. Stigliani ha riferito di non aver trovato sui siti web della Regione informazioni sull'ammontare delle royalties ricevute. “Qualche dato – ha detto Stigliano – l'ho trovato sul sito del Ministero dello sviluppo economico. Eppure la Regione dal 2008 al 2014 ha ricevuto centinaia di milioni di euro. Perchè non pubblicare i dati relativi?” A seguire, il geologo Giampiero D’Ecclesiis ed il ricercatore dell'Università Federico II di Napoli, Ivano Scotti, si sono soffermati sulle questioni ambientali ed economiche delle estrazioni. D'Ecclesiis ha spiegato di aver proceduto alle analisi di acqua e fanghi della sorgente di Bosco Autieri e di avere trovato concentrazioni elevate di bario e di manganese. Scotti ha citato uno studio condotto a Marsicovetere, area estrattiva, sugli indici demografici e di vecchiaia. Ebbene, il confronto degli stessi indici col resto della regione non è risultato diverso. Ha concluso il dibattito, moderato dal giornalista Filippo Mele, il docente dell'università della Basilicata Ettore Bove: “Per 30 – 40 anni l'energia dovrà fare i conti ancora con i materiali fossili. E se è vero che il costo del barile è sotto ai 50 euro appena i conflitti in Siria ed Ucraina cesseranno ci sarà la corsa a perforare dappertutto. Cosa volete che importerà alle compagnie petrolifere della Basilicata abitata si e no da 600mila persone? Non hanno perforato in Campania e Puglia. Lo hanno fatto in Basilicata e Molise. Temo che nei prossimi anni da noi si sperimenteranno sistemi di perforazione in zone vulnerabili da un punto di vista sismico”.

IL SACERDOTE DELLA CHIESA DELL'ANNUNZIATA

LA “CROCIATA” DI DON ANTONIO, PARROCO ANTITRIVELLE

SCANZANO JONICO – Una parrocchia militante, quella dell'Annunziata, nella cui sala riunioni si è svolto un convegno sulle estrazioni petrolifere. Parrocchia guidata da don Antonio Polidoro. Il parroco si è schierato coi vescovi dell'Abruzzo e del Molise che hanno preso posizione contro le trivelle: “Le conferenze episcopali di quelle due regioni si sono occupate di territori minacciati da progetti con gravi rischi ambientali e socio – economici citando proprio quelli di sfruttamento energetico di tipo petrolifero. E ciò, dopo aver ascoltato le popolazioni. Si tratta di scelte rischiose per salute ed ambiente che non affrontano le piaghe della recessione e della disoccupazione. Per la gente si tratta di una sopraffazione dell'economia turistica ed agricola. Siate, perciò – ha concluso don Antonio ricolto ai presenti – protagonisti e non spettatori nella salvaguardia del creato”.

Petrolio, un confronto aperto a Scanzano J.co

Pubblicato su www.Basilicatanet.it
 
Quale economia e quali rischi le attività petrolifere hanno prodotto in questi anni nel territorio Lucano, ricco di acqua, agricoltura e turismo. Se ne parla il 24 gennaio 2015 alle ore 17:30 a Scanzano Jonico ad un incontro organizzato dalla Parrocchia di Scanzano Jonico e l’Ass. Antinucleare ScanZiamo le Scorie. L’evento “Quale economia e quali rischi dal petrolio per il territorio Lucano? Bene comune e salvaguardia del creato” si svolgerà presso la Parrocchia nella sala San Giovanni Paolo II. Il programma prevede la proiezione video del filmato Mal D’agri di Mimmo Nardozza, Marcella Di Paolo e Salvatore Laurenzana, i saluti di Don Antonio Polidoro Parroco di Scanzano e Salvatore Iacobellis Sindaco di Scanzano. Seguiranno gli interventi Pasquale Stigliani di ScanZiamo le Scorie, del Geologo Giampiero D’Ecclesiis, di Ivano Scotti dell’Università Federico II di Napoli e del Professor Ettore Bove dell’Università di Basilicata. All’incontro, che sarà moderato dal giornalista Filippo Mele sono stati invitati cittadini, rappresentanti delle Istituzioni e delle Associazioni.

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Ministero dell'ambiente su aree deposito radioattivo: nessuna Regione si senta esclusa

La risposta del Sottosegretario Velo al question time della Camera; nessuna regione italiana può ritenersi a priori esclusa.
 
Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-04460
presentato da
CASTIELLO Giuseppina testo di
 
Mercoledì 14 gennaio 2015, seduta n. 362
 
CASTIELLO e LATRONICO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che: 
il 2 gennaio la Sogin ha consegnato all'ISPRA la Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) per la prosecuzione della procedura di individuazione della lista dei siti candidati a ospitare il sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari; 
l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ha pubblicato nel giugno 2014 la Guida tecnica n. 29 «Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività» dove sono enunciati un insieme di requisiti fondamentali, e di elementi di valutazione che devono essere tenuti in conto da parte della SOGIN spa, quale soggetto attuatore, nel processo di localizzazione del Deposito nazionale, dalla definizione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee sino alla individuazione del sito idoneo; 
nella mappa realizzata dalla Sogin dalle aree considerate sono escluse le aree vulcaniche attive o quiescenti, le località a 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa, le aree a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le «fasce fluviali», dove c’è una pendenza maggiore del 10 per cento, le aree naturali protette, che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e ferrovie; 
si aggiungono altri 13 criteri, per uno screening più puntuale, in base alle rigide raccomandazioni emanate dagli organismi internazionali, ci saranno successive indagini a livello regionale e valutazioni socio economiche e dati tecnici che contribuiscono a definire la documentazione da allegare all'istanza per il rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del deposito (previsto dalla direttiva europea n. 2011/70/Euratom, recepita dall'Italia); 
per rifiuti radioattivi si comprendono diverse categorie di rifiuti, fra loro molto diverse, tra cui quelli provenienti dai reattori di ritrattamento del combustibile nucleare, quelli prodotti dallo smantellamenti di vecchi impianti, e gli elementi di combustibile esauriti; 
le scorie nucleari possono essere prodotte nelle centrali nucleari (per la maggior parte), in medicina, e nei siti industriali per le analisi produttive di parti metalliche; 
il deposito nazionale, infrastruttura di superficie dove mettere i rifiuti radioattivi, consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività; 
dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, ricorda Sogin, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro;
la mappa consegnata dalla Sogin all'Ispra è inspiegabilmente secretata, a tutti i livelli istituzionali, negando così la possibilità ai governi regionali e ai livelli parlamentari di poter sapere quali territori sono stati individuati in via preliminare per la costruzione del deposito nazionale; 
indiscrezioni giornalistiche affermano che Basilicata è stata individuata nella Carta preliminare delle aree potenzialmente idonee per il deposito unico nazionale delle scorie, insieme alla Puglia, Lazio, Toscana, Veneto e Marche –: 
se il Governo non ritenga quanto prima rendere pubblici e consentire l'accesso agli atti consegnati da Sogin a Ispra il 2 gennaio 2015, e quali iniziative intenda assumere per evitare che si riproponga la Basilicata quale sito per il deposito unico nazionale delle scorie. (5-04460)

ALLEGATO 2
5-04460 Castiello: Sulla procedura di individuazione del sito unico nazionale di stoccaggio delle scorie nucleari.
TESTO DELLA RISPOSTA
  Il provvedimento normativo che disciplina il percorso procedimentale volto alla ricerca e alla individuazione del sito più idoneo per l'ubicazione del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi è costituito dal decreto legislativo n. 31 del 2010.
  In particolare, il suo articolo 27 istituisce un percorso ampiamente trasparente e partecipativo e ne scandisce le relative tempistiche. Infatti, partendo dalla emanazione di criteri tecnici di idoneità formulati dall'autorità di controllo, sono previsti successivi passaggi per la progressiva selezione dei siti, includendovi una consultazione pubblica, sede di osservazioni da parte di Regioni, Enti locali e di soggetti portatori di interessi qualificati, la promozione di un Seminario Nazionale, una Valutazione di Impatto Ambientale e la ricerca di una intesa con le Regioni interessate.
  Sullo stato delle procedure, peraltro, è già stato riferito in Aula Camera dal signor Ministro Galletti e da me stessa, rispettivamente in data 16 aprile e 12 dicembre 2014, quali risposte alla interrogazione a risposta immediata e alla interpellanza urgente, entrambe presentate dall'onorevole Pili sulla medesima tematica.
  Quale novità di rilievo, c’è che lo scorso 2 gennaio la Sogin S.p.A. ha consegnato all'ISPRA la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), rispettando il termine di sette mesi decorrente dalla pubblicazione dei pertinenti criteri di localizzazione, definiti lo scorso mese di giugno 2014 dalla stessa ISPRA con la Guida Tecnica n. 29.
  L'ISPRA avrà a questo punto ulteriori due mesi di tempo per completare le valutazioni di conformità concernenti, in particolare, la validazione dei risultati cartografici e la verifica di coerenza con i criteri indicati nella Guida Tecnica già citata.
  Al termine di tali valutazioni e unitamente agli esiti di esse, il documento proposto dalla Sogin verrà inoltrato ai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo economico affinché entro i successivi trenta giorni venga reso di concerto il necessario nulla-osta al prosieguo della procedura di localizzazione, consistente nella sua «pubblicazione», affinché venga dato avvio alla successiva fase finalizzata ad assicurare la massima trasparenza e partecipazione da parte, tra l'altro, delle popolazioni interessate.
  È quindi evidente che qualsiasi indicazione o supposizione in merito alla notorietà di aree potenzialmente idonee sia, al momento, da ritenersi prematura e infondata, così come non trova riscontro l'avvenuta individuazione delle sei regioni citate dagli interroganti atteso che, allo stato degli atti, nessuna regione italiana può ritenersi a priori esclusa.

Incidente Itrek di Rotondella Commissione europea risponde a Pedicini.


Pubblichiamo la risposta della Commissione europea all'Eurodeputato M5S Piernicola Pedicini all'interrogazione su fuoriuscita materiale radiattivo dalla fossa irreversibile dell'impianto Itrek in Trisaia di Rotondella (MT).

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“LA SORIM ORA COLTIVI LE FRAGOLE INVECE CHE ESTRARRE SALGEMMA”

Filippo Mele dalla Gazzetta del Mezzogiorno

SCANZANO JONICO. DOPO LA FINE DELLA STORIA DEL DEPOSITO NUCLEARE, LA SOLLECITAZIONE AL COMUNE
SCANZIAMO LE SCORIE” CHIEDE IL RIPRISTINO DELL'AREA DI TERZO CAVONE
 
SCANZANO JONICO – “La Sorim spa sulle aree di sua proprietà a Terzo Cavone deve coltivare le fragole non tenere in vita pompe e pozzi per estrarre salamoia che non servono più”. Lo ha dichiarato Pasquale Stigliani, portavoce dell'associazione ScanZiamo le scorie, nata in quello stesso 13 novembre del 2003 in cui il Governo Berlusconi decretò di realizzare proprio nelle caverne ricavate dopo l'estrazione del salgemma il deposito unico delle scorie nucleari d'Italia. Così, dopo la chiusura definitiva, si spera, della storia legata all'ubicazione del cimitero atomico, ScanZiamo le scorie ha chiesto di chiudere anche quella dell'estrazione del sale. Lo ha fatto dopo che, nei giorni scorsi, la spa già titolare della concessione mineraria, la Sorim, ha fatto ripulire dalle erbacce le aree in cui insistono le pompe alla sommità dei pozzi. “La Sorim – ha spiegato Stigliani - non è più in possesso di concessione per lo sfruttamento della miniera. E l'area è stata variata urbanisticamente da estrattiva ad agricola. A cosa servono, allora, le 5 pompe ed i 5 pozzi? Il Comune deve chiedere alla spa il ripristino dei luoghi ed un uso previsto dal Piano regolatore. La Sorim coltivi ortaggi”. E questa è la replica del sindaco Salvatore Iacobellis (Pd). “Verificheremo coi legali della fattibilità di una ordinanza di ripristino dei luoghi. Ordinanza che costringerebbe il Comune, in caso di inottemperanza da parte della spa, a metterla in atto addebitando le spese alla società. A quanto ammonterebbero tali spese? Qual'è la situazione economica della spa? Oggi, Sorim, effettivamente, a prescindere dalla manutenzione obbligatoria, in quelle aree può solo esercitare attività agricole”. Ricordiamo che nel 1999, sindaco Mario Altieri, sembrò vicina l'estrazione del salgemma. Che saltò per l'opposizione dell'on. Domenico Izzo (Ppi – Ulivo): “Lo scopo del progetto non è estrarre il sale ma creare caverne per immagazzinarvi rifiuti, anche nucleari”. Il 9 settembre del '99 il presidente della Regione, Angelo Raffaele Dinardo, sospese i lavori: “Manca la valutazione di impatto ambientale”. Seguirono corsi e controricorsi sino al 13 novembre 2003 quando sembrò che le accuse di Izzo erano pronte a divenire realtà. Nelle caverne ricavate dopo aver estratto il sale il Governo voleva immagazzinare scorie radioattive. La rivolta di Scanzano costrinse Silvio Berlusconi a fare dietrofront.
 

“NO A SITI RADIOATTIVI, ABBIAMO GIA' DATO”. IL PRESIDENTE PITTELLA SULLE POLEMICHE PER IL DEPOSITO UNICO


www.tienilammente.it

Filippo Mele dalla Gazzetta del Mezzogiorno

SCORIE NUCLEARI. LA BASILICATA NON CI STA
 
Grazie, no. Abbiamo già dato all'Italia il nostro petrolio. Nessun sito della Basilicata, perciò, sarà concedibile per il deposito delle scorie radioattive. Nè ci sarà alcuna nostra autocandidatura”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione, Marcello Pittella, dopo il rinfocolarsi delle polemiche sulla scelta dell'area dove sarà realizzato il deposito unico dove stoccare le scorie nucleari del Belpaese con annesso parco tecnologico. Polemiche scoppiate non solo in Basilicata ma anche in altre regioni, segnatamente la Sardegna, dopo che la Sogin, la spa interamente pubblica incaricata dal Governo di progettare e realizzare le due strutture, ha consegnato, il 2 gennaio scorso, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) all'Ispra, l'Istituto nazionale deputato ai controlli in materia di nucleare ed ambiente. Entro due mesi Ispra dovrà consegnare la Cnapi, corredata dai suoi pareri, al ministero dello Sviluppo economico per percorrere la road map disegnata per la scelta del sito. Ed a proposito, il “governatore” ha ribadito: “Siamo stati contro nel 2003 alla scelta di Scanzano Jonico, ed io sono stato in prima fila in quella battaglia, e lo saremo anche nel 2015. Anzi, apprendo con favore dalla Gazzetta che Scanzano è fuori dalla “Carta”. In cui, però, potrebbero esserci altri siti lucani. Ma io non ho notizie ufficiali in merito. Mi attiverà subito con Sogin, Ispra, e Governo, per avere dati inoppugnabili. La Basilicata, tuttavia, ripeto, vuole essere tenuta interamente fuori da questa scelta. Nè ci saranno nostre autocandidature”. Insomma, “No” netto a priori come richiesto dagli ambientalisti lucani. Pittella, altresì, non si è sottratto neanche da una riflessione sulle accuse di alcuni esponenti No triv per i quali “l'ammuina” sollevata sulle scorie nucleari non è altro che il tentativo di far dimenticare il proliferare delle trivelle. “La nostra posizione sulla questione è chiara: nessuna nuova concessione fuori dagli accordi del 1998 con l'Eni e del 2006 con la Total. E no a trivellare i nostri mari. Di più. L'interesse delle compagnie per l'oro nero sta scemando. La stessa Total rinvierà di almeno un anno i suoi interventi a Corleto Perticara”. Nessuna interferenza, infine, con le proteste anti Tempa rossa di Taranto “pur se i tecnici hanno asserito che la realizzazione dei depositi previsti nel progetto porterebbe ad una riduzione dell'inquinamento nella città pugliese”.

Ribadiamo il no al deposito!



Segue il documento inviato da ScanZiamo le Scorie in occasione della consultazione europea per la realizzazione di un deposito geologico europeo. Già pubblicato su Tienilammente!







La consultazione scaduta il 13 febbraio 2013 è stata lanciata dalla piattaforma tecnica per l'attuazione dello smaltimento geologico (IGD-TP), che riunisce tutti i centri scientifici di ricerca europei, le agenzie di gestione dei rifiuti, l'industria, le organizzazioni internazionali e la societa' civile. L'obiettivo di questa piattaforma e' quello di realizzare il primo deposito geologico per rifiuti radioattivi pericolosi, operativo in Europa entro il 2025. La piattaforma tecnologica IGD e' co-fondata dal settimo programma quadro per Euratom ed è consultabile dal sito www.igdtp.eu.

Con il supporto di studiosi di prestigio nazionale, abbiamo sentito il dovere di partecipare alla consultazione aperta dall’Europa con nostre osservazioni, affinchè non si presenti un'altra "Scanzano".

I tentativi di realizzazione di un deposito geologico di scorie nucleari, come indicato, hanno mostrato tutte le loro criticità dal punto di vista della sicurezza e dell’opinione pubblica in generale.

Pertanto tale scelta non è sicuramente la strada giusta per affrontare una questione ad oggi ancora irrisolta e non supportata da una sperimentazione scientifica e da una analisi socio-economica adeguate alla portata del problema.

L’Associazione Antinucleare ScanZiamo le Scorie, nasce dalla sensibilità di numerosi volontari che hanno partecipato alle quindici giornate di protesta civile contro l’ipotesi di voler realizzare in Scanzano J.co (MT) - Terzo Cavone un deposito geologico di salgemma per la messa in sicurezza dei rifiuti nucleari, deciso il 13 novembre 2003 con D.L. n. 314/03.
Per tali ragioni riteniamo voler contribuire con la nostra esperienza maturata e attraverso le nostre osservazioni alla Vostra consultazione aperta per la realizzazione di un deposito geologico europeo entro il 2025 per il confinamento dei rifiuti nucleari ad alta attività.
Attualmente il problema è ancora irrisolto in quanto non esiste nel mondo un deposito geologico di rifiuti nucleari ad alta attività capace di garantire la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini.
La conoscenza pratica in merito, in particolare sia quella americana che tedesca, hanno mostrato come sia pericoloso per la salute dei cittadini utilizzare, allo stato attuale, tale soluzione che richiederebbe invece numerosi anni di ricerche. Da parte di molti esperti sono stati esposti forti dubbi sull’opportunità di conservare le scorie nucleari in maniera definitiva ed irreversibile con l’ausilio di una tecnologia come quella odierna scarsamente evoluta in materia e pertanto largamente soggetta ad errori di valutazione e di scelta, tanto dei materiali da impiegare quanto dei processi tecnologici da mettere in atto. Altrettante perplessità riguardano il lasso temporale di migliaia di anni durante il quale le scorie nucleari dovrebbero rimanere in condizione di sicurezza nelle viscere della terra.
La National Academy of Sciences e il National Research Council ritengono che qualsiasi grandezza temporale è del tutto insufficiente perché si possa parlare di “messa in sicurezza” di materiale radioattivo che rimarrà tale per centinaia di migliaia di anni. Si segnala che in virtù di queste osservazioni, la Corte d’Appello Federale della Columbia ha recentemente stabilito che un sito destinato al conservazione dei rifiuti nucleari deve dimostrare di potere accogliere in sicurezza le stesse per almeno 300.000 anni, fino al decadimento della loro radioattività. Cosa alquanto difficile in particolare per il decadimento dei rifiuti di III categoria e ad alta attività. Tale motivazione e i problemi di sicurezza ambientale causati, luglio del 2009 hanno convinto il Senato, con 85 voti a favore e 9 contrari, ad approvare un progetto di legge che prevede la chiusura del deposito di scorie nucleari, Yucca Mountain, nel Nevada, un progetto rimasto in sospeso per oltre 20 anni e costato più di 10 miliardi di dollari.
L’esperienza tedesca nei giacimenti sotterranei di sale di Gorleben, ha comportato gravi danni con pericoli di contaminazione tali che le autorità rivolte a garantire la sicurezza non sanno ancora come intervenire. Le infiltrazioni d’acqua nella miniera di salgemma ha comportato la contaminazione della falda con il pericolo di estendersi alla superficie. Il deposito di Gorleben è oggetto continuo di conflitto sociale che vede protagoniste le popolazioni locali in rivolta le quali non si sentono garantite dai sistemi di sicurezza per il sconfinamento dei rifiuti nucleari.

Rispetto all’infausta scelta di realizzare un deposito geologico a Scanzano J.co nel 2003, è utile riconoscere che dopo le quindici giornate di pacifica protesta e le osservazioni sollevate in considerazione dei diversi aspetti scientifici, sociali, ambientali ed economici, i cittadini hanno convinto il decisore nazionale che la scelta di un deposito geologico fosse sbagliata, tanto che nella conversione del D.L. n. 314 nella legge n. 368/03 il Parlamento ha cancellato l’ipotesi di realizzare un deposito geologico. Tale scelta è fondata da diversi aspetti che la comunità scientifica e non in quella occasione aveva portato a conoscenza del decisore e dell’opinione pubblica. Tra le numerose osservazioni si segnala l’audizione del Professor Carlo Rubbia tenuta alla VIII Commissione Ambiente della Camera dei Deputati in merito al D.L. n. 314/03, nella quale sono state esposte tutte le criticità della scelta di voler realizzare nelle miniera di salgemma a Scanzano J.co un deposito di scorie nucleari ad alta attività, che avrebbe messo in pericolo non solo la sicurezza della salute con gravi danni ai cittadini ma ad un intero sistema economico e sociale.

Per tutto quanto esposto, sentiamo il dovere di informarVi che la scelta di realizzare in Europa un deposito geologico per il confinamento dei rifiuti nucleari è una scelta sbagliata per gli aspetti scientifici esposti, per le cause dei pericoli alla salute e i forti conflitti sociali che potrebbero sollevarsi da parte delle popolazioni interessate dall’ubicazione di questa scelta.

Nel ringraziarVi per la possibilità data di partecipare alla consultazione, rimaniamo a disposizione per eventuali altri chiarimenti.
Lettera inviata da ScanZiamo le Scorie in occasione della consultazione scaduta il 13 febbraio 2013 lanciata dalla piattaforma tecnica per l'attuazione dello smaltimento geologico (IGD-TP).

Il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Il pericolo è sempre dietro l'angolo. Siamo pronti ad una nuova mobilitazione.

Di che deposito nazionale dei rifiuti radioattivi parliamo? Qual è la procedura per l'individuazione delle aree e quali sono i tempi?

Ne abbiamo parlato il 3 gennaio 2015 nella sede di ScanZiamo le Scorie a Scanzano J.co (MT).


C'è da stare tranquilli? Crediamo di no, il pericolo è sempre dietro l'angolo. Siamo pronti ad una nuova mobilitazione.
Seppur non vi è una concessione mineraria, nel territorio di Scanzano abbiamo ancora i pozzi della Sorim, nonostante la legge prevede la chiusura e il ripristino dell’aree (manutentate in questi giorni). Tra l’altro non ha mai informato pubblicamente della chiusura o della fine del progetto di sfruttamento della miniera di salgemma (oggetto di protesta nel 1981, nel 1998 e infine nel 2003,…)

Inoltre si chiede alla Regione Basilicata di prendere una posizione dichiarandosi contro a qualsiasi ipotesi di autocandidatura ad ospitare il deposito nazionale in territorio Lucano.


Per maggiori informazioni scarica la presentazione.

Guarda il video dell'incontro.


Deposito scorie nucleari: consegnata mappa delle aree idonee


Il 2 gennaio 2015 Sogin ha consegnato ad ISPRA il documento “top secret” della proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico.


Per elaborare la CNAPI Sogin ha applicato i Criteri di localizzazione stabiliti dall’ISPRA con la Guida Tecnica n. 29 e indicati dall’IAEA con la Safety Guide n. 29.


Dalla consegna della CNAPI, ISPRA ha due mesi di tempo per verificare la corretta applicazione dei Criteri da parte di Sogin e validare la Carta.  Al termine di tale lavoro, è previsto che entro un mese il Ministero dello Sviluppo Economico e il Ministero dell’Ambiente comunichino il loro nulla osta affinché Sogin pubblichi la CNAPI.


La pubblicazione della Carta e quella contestuale del Progetto Preliminare apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un Seminario Nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati.

L'iter per l'individuazione dell'area si presume comunque molto lungo. Se non vi saranno autocandidature il Governo deciderà dove realizzare l'opera.

IL SITO NAZIONALE DELLE SCORIE: “PRONTI ALLA MOBILITAZIONE”

Pubblicato da Filippo Mele - Gazzetta del Mezzogiorno





SCANZANO JONICO. L'ASSOCIAZIONE “SCANZIAMO LE SCORIE” TIENE ALTA LA GUARDIA DOPO LA GRANDE PROTESTA DEL NOVEMBRE 2003

SCANZANO JONICO – Il 2015 sarà l'anno della scelta del sito dove verrà realizzato il deposito unico delle scorie nucleari d'Italia. E nel centro del Metapontino è già mobilitazione. Per domani, giorno in cui Sogin spa consegnerà all'Ispra la lista con l'elenco dei siti potenzialmente idonei d'Italia, l'associazione ScanZiamo le scorie ha convocato un incontro in merito. L'appuntamento è per le 17.30 nella sede di piazza Aldo Moro. Si tratta, lo ricordiamo, dell'associazione che nacque poche ore dopo la diffusione della notizia dell'individuazione da parte del Governo Berlusconi Terzo di Scanzano Jonico, il 13 novembre 2003, come cimitero atomico d'Italia. “Da allora – ha spiegato Pasquale Stigliani, portavoce del gruppo – noi non abbiamo smobilitato. E siamo pronti alla mobilitazione contro scelte che potrebbero riguardare la Basilicata. Abbiamo un nervo scoperto che ci sa scattare ogni volta che si parla di deposito di scorie. E non abbiamo fiducia nella Sogin, che deve progettare e costruire il deposito. Sogin è la stessa spa che ci scelse nel 2003. Anche adesso noi vediamo poca trasparenza. Il deposito in itinere è definitivo per le scorie di prima e seconda categoria ma temporaneo per quelli di terza. Ed i criteri di esclusione indicati dall'Ispra riguardano solo le prime due categorie. Quelli della terza dovranno essere depositati definitivamente in un sito geologico da scegliere in un paese europeo. E quando si parla di sito geologico noi drizziamo di più le antenne. A Scanzano abbiamo ancora i 5 pozzi di estrazione del salgemma. A noi, tuttavia, basta un fischio per mobilitarci”. 
 
L’incontro di domani è aperto al pubblico e potrà essere seguito in streaming dalla pagina facebook Tienilammente. Per maggiori informazioni www.scanziamolescorie.blogspot.it.

Scatta il conto alla rovescia per il deposito nucleare

Consegnata a Ispra la mappa con i siti potenzialmente idonei. Ma sono un centinaio. La vera scelta avverrà a partire da aprile, quando la carta verrà resa pubblica.

Di antonio Cianciullo da Repubblica.it

 ROMA - È partito oggi il conto alla rovescia per la messa in sicurezza delle scorie radioattive prodotte dalla breve stagione del nucleare italiano. La Sogin, la società pubblica incaricata del decommissioning, ha consegnato all'Ispra l'elenco dei siti potenzialmente idonei per la realizzazione del deposito nazionale. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale avrà due mesi di tempo per verificare la correttezza dell'analisi, poi passerà i nomi al governo che si prenderà un altro mese per i controlli. Ad aprile la carta sarà resa pubblica.

Ma cosa c'è in quella mappa? Dalla cartina dell'Italia sono state tolte lagune, zone protette, miniere, dighe, poligoni di tiro e tutte le aree con una delle seguenti caratteristiche: sismiche; soggette a frane o ad alluvioni; sopra i 700 metri di quota, sotto i 20 metri di quota; a meno di 5 chilometri dal mare; a meno di un chilometro da ferrovie o strade di grande importanza; vicino alle aree urbane; accanto ai fiumi.

Eliminate le aree da escludere, nella mappa restano evidenziati un centinaio di siti potenzialmente idonei sparsi in una dozzina di regioni. In uno di questi luoghi si dovrà lasciare un chilometro quadrato libero per realizzare il progetto che si compone di due parti. La prima è il deposito nazionale di superficie in cui i barili con le sostanze contaminate verranno avvolti da tre diverse protezioni in calcestruzzo e cemento e poi messi in celle sigillate e ricoperte con più strati di materiale impermeabile. La seconda è il parco tecnologico: un centro di ricerca specializzato nel campo del decommissioning.

Parliamo di un investimento da un miliardo e mezzo di euro che, con quattro anni di lavoro, dovrà servire a mettere in sicurezza 90 mila metri cubi di materiali radioattivi: il 60% verrà dallo smantellamento delle centrali nucleari, il 40% da attività diagnostiche e terapeutiche di medicina nucleare, da laboratori di ricerca e da alcuni settori industriali (questi rifiuti crescono di 500 metri cubi all'anno).

Sulla necessità di dare protezione a materiali pericolosi sotto vari profili (da quello sanitario a quello della security) concordano tutti. E, nell'audizione alla Camera del 30 ottobre 2013 i dirigenti Ispra sono stati molto chiari parlando di rifiuti radioattivi che "continuano ad essere immagazzinati senza un adeguato processo di condizionamento presso strutture non idonee, in particolare dal punto di vista della localizzazione, a una gestione di lungo termine. Va evidenziato che in tale contesto sono emerse negli anni alcune situazioni di particolare criticità".

Inoltre, avendo una quantità di rifiuti nucleari abbastanza ridotta, possiamo evitare l'incognita del cimitero per le scorie ad alta radioattività: un problema a tutt'oggi irrisolto (si tratta di garantire la sicurezza per un tempo molto maggiore di quello che ci separa dall'avvento dell'agricoltura). In Italia il deposito sarà limitato alle scorie a media e bassa attività: il luogo potrà essere recuperato nell'arco di 300 anni.

Tuttavia la vera incognita resta l'affidabilità della gestione. E il governo non è partito con il piede giusto. Il senatore a 5 stelle Gianni Girotto, ha definito la decisione di nominare Antonio Agostini a capo dell'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, "un atto da vecchia politica: si è scelto un personaggio che non ha le competenze richieste dalla legge".

Tra quattro mesi si entrerà nel vivo della questione. Senza garanzia di trasparenza nei criteri di scelta del sito e un dialogo reale con le popolazioni coinvolte si rischia di bloccare il processo. Lasciando irrisolto un problema di sicurezza che richiede una soluzione rapida.