Ulteriori approfondimenti per le scorie nucleari. Intanto, andiamo a Mosca e … gaudeamus igitur!

di Enzo Boschi* pubblicato da Il Foglietto

"L'addio impossibile dell'Italia al nucleare" è il titolo di un articolo apparso su La Repubblica del 22 aprile scorso, a firma di Giuseppe Caporale.
Immaginavo che una pioggia di smentite indignate piovesse su quanto riportato dal quotidiano e invece ... nessuna reazione.
E allora possiamo dare per certi i contenuti dell'articolo.
E quindi è accertato che lo smantellamento delle centrali sconta un ritardo colossale. Doveva essere completato nel 2020, con un costo di due miliardi e seicentomila euro, e invece bisognerà aspettare il 2035, con l'ulteriore spesa di cinque miliardi.
Negli impianti fermi ma non smantellati, giustamente continuano a lavorare un migliaio di dipendenti. Finora si è riusciti a smantellare solo il 24% e la parte più delicata, cioè la più pericolosa, degli impianti non è stata toccata.
Da che cosa dipende questo enorme ritardo?
Probabilmente le cause sono molteplici ma "all'esterno" non è dato conoscerle, perché in questa materia tutto è molto riservato. Comunque una cosa è certa: il motivo principale del tempo perso risiede nella mancata localizzazione del deposito dell'enorme quantità di rifiuti nucleari attualmente sparsa un po' alla rinfusa per tutto il Paese.
Il costo previsto per il deposito, che riguarderà solo i rifiuti meno pericolosi, è dell'ordine di tre miliardi e mezzo. Sulla localizzazione si sono persi almeno quindici anni, il tempo trascorso dal grottesco tentativo di farlo a Scanzano Jonico quando la popolazione compatta con i forconi...
Ad oggi la questione è tutt'altro che risolta. Pochi giorni fa i Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico avrebbero dovuto comunicare le sedi selezionate per ospitare il deposito. Misteriosamente hanno rimandato tutto ancora una volta per "un paio di mesi", necessari per effettuare "ulteriori approfondimenti". In che cosa consistano questi "ulteriori approfondimenti" non è stato spiegato.
Si dice da più parti che questo slittamento è dovuto alle elezioni, che presto si terranno in alcune Regioni. Quindi se ne potrebbe dedurre che i possibili luoghi individuati per il deposito si trovino in quelle Regioni e siccome si teme giustamente che le scorie nucleari non siano gradite ...
Spero che non sia così perché voglio bene al mio Paese!
Chi prende queste ridicole decisioni in fondo considera noi cittadini un branco di sprovveduti.
Prima dichiarano solennemente che entro una tal data verranno date tutte le informazioni, poi rimandano senza spiegare il perché. Neanche un minimo di rispetto per coloro che pagano le conseguenze di queste manifeste incapacità e irresponsabilità attraverso la bolletta carissima.
Siccome non si ritiene di spiegare il perché di questi "ulteriori approfondimenti", siamo autorizzati a fare le illazioni che riteniamo più opportune. Il Foglietto, a partire dal novembre dello scorso anno, ha dedicato ben quattro articoli a questo delicatissimo tema (1, 2, 3, 4), sostenendo con chiarezza che negli studi svolti non vi era evidenza che si fosse tenuto conto adeguatamente dell'elevata pericolosità sismica del nostro territorio.
Uscito il primo articolo, mi fu fatto sapere, indirettamente, dai vertici SOGIN che una specie di consiglio scientifico aveva operato con riunioni periodiche, per considerare adeguatamente tutti i possibili aspetti critici della questione. Ma i verbali di queste riunioni, almeno per me, sono rimasti riservati e non mi è stato possibile verificare come la sismicità italiana fosse stata considerata.
In ogni caso, la comparazione fra documenti già esistenti e quelli che verranno prodotti dopo gli "ulteriori approfondimenti" farà capire che cosa è successo di tanto grave da non far rispettare i solenni impegni presi. Sempre che non venga tutto secretato!
Mi è stato anche detto che, forse, prima si sceglieranno i luoghi possibili e poi si andrà a verificarne le caratteristiche sismiche. Ma spero con tutto il cuore di aver capito male.
Spesso sento affermare che la gente è ignorante e che dice sempre no alla creazione, nel territorio dove vive, di eventuali impianti di qualunque natura essi siano.
Penso che la gente abbia tutte le ragioni di non fidarsi di istituzioni che tengono nascosti documenti pubblici e che hanno comportamenti altalenanti, in maniera ridicola e irresponsabile.
Non si dimentichi, tanto per capire con chi abbiamo a che fare, che il Ministero dello Sviluppo Economico prima avallò l'idea assurda delle operazioni di estrazione petrolifera che scatenerebbero terremoti anche a decine di km di distanza. Accortosi, poi, che così metteva in crisi tutta l'industria petrolifera nazionale, si è inventato una scappatoia, arrivata a insuperabili livelli di comicità.
Non si dimentichi neanche che si tentò di dare la responsabilità dei due sismi emiliani del 2012 a un progetto, cioè carte e idee, di un deposito di gas voluto e incoraggiato dai due Ministeri stessi e, apoteosi dell'ignoranza, attribuire colpe alle tecniche di fracking, che da noi non si pratica se non altro perché non abbiamo le rocce adatte.
Insomma, tutt'altro che chiaro quando questa penosa vicenda avrà fine.
Intanto la Francia vuole riconsegnare all’Italia i rifiuti nucleari ad alta pericolosità mandati oltralpe nel 2006 per essere riprocessati. Insieme a quelli mandati in Inghilterra, sono circa 15.000 metri cubi di scorie estremamente pericolose, per le quali non sarà sufficientemente sicuro il deposito che si sta progettando.
Che sorte avranno? Anche questo non è dato sapere forse perché noi poveri cittadini incolti potremmo impressionarci.
Intanto stiamo assistendo ad un colossale spreco di risorse pubbliche. Non sono in grado di verificarne l'attendibilità, ma un importante uomo politico anni fa mi confidò che circa un terzo del debito pubblico dell'epoca equivaleva ai costi sostenuti per entrare e poi uscire dal nucleare.
L'interessante articolo di Caporale, di cui ho parlato all’inizio, si conclude ricordando la lussuosa sede moscovita della SOGIN, con rimborsi faraonici per il personale in missione. Una notizia, questa, che non può che rallegrare lo spirito di un vecchio goliarda come me: basta con la noia della spending review! Andiamo a Mosca e ... gaudeamus igitur!

*geofisico

Non più bombe nucleari

Scritto da Giorgio Nebbia 


Nei giorni 8 e 9 dicembre 2014 si è svolta a Vienna la Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari, alla fine della quale l’Austria, paese ospitante, ha proposto a tutti i paesi di firmare un “Impegno”, l’“Austrian Pledge”, di colmare il vuoto giuridico che ancora impedisce il divieto e l’eliminazione delle armi nucleari.
 
All’invito hanno aderito finora 75 stati, fra cui la Santa Sede, San Marino e alcuni altri paesi europei. Non l’Italia. Chiediamo ad alta voce che anche l’Italia aderisca a tale “Impegno” e si attivi, nell’ambito della conferenza sulla vetrifica dell’attuazione del Trattato di non proliferazione nucleare (New York, 27 aprile—22 maggio 2015), perché vengano concretamente avviate le procedure previste dall’”Articolo VI” di tale trattato che impone ai paesi firmatari, fra cui l’Italia, l’obbligo di prendere iniziative per arrivare al disarmo nucleare “generale e completo”, “una volta per tutte”.
 
L’obbligo del rispetto di tale “Articolo VI” è ribadito anche nella sentenza del 8 luglio 1996 della Corte Internazionale di Giustizia che ha riconosciuto la illegalità dell’uso e della minaccia di uso delle armi nucleari.
 
Vittorio Agnoletto, Edy Paola Arnaud, Maria Cristina Bartolomei, Piero Basso, Felice Besostri, Franco Calamida, Enzo Ferrara, Roberto Fieschi, Teresa Isenburg, Giorgio Nebbia, Lidia Menapace, Gianni Novelli, Elena Paciotti, Silvano Piccardi, Pier Paolo Poggio, Guido Pollice, Giovanna Ricoveri, Erica Rodari, Salvatore Senese.

Deposito nucleare, ministeri chiedono approfondimenti su carta dei siti a Ispra e Sogin

Pubblicata da Staffatta Quotidiana

Sogin e Ispra dovranno rispondere entro 60 giorni


I ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente hanno chiesto degli approfondimenti tecnici alla Sogin e all'Istituto superiore per la protezione ambientale (ISPRA) a proposito della Carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti nucleari. La richiesta di informazioni tecniche è stata inoltrata, scrivono i dicasteri in una nota, "come previsto dal quadro normativo, per avere tutti gli elementi necessari ad esprimere il nulla osta sulla Carta delle aree che nei mesi scorsi era stata esaminata anche dall'Istituto superiore per la protezione ambientale. Sogin ed Ispra - conclude la nota - dovranno fornire gli elementi richiesti dai ministeri entro 60 giorni".

 

Un mondo nuovo senza armi nucleari

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
 
In queste settimane l’opinione pubblica è in gran parte attenta all’orgogliosa marcia del paese verso l’Esposizione universale di Milano e c’è quindi poco spazio per alcuni pur importanti eventi internazionali. Per esempio il 27 aprile comincerà un mese di incontri per la revisione del Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP), una sessione delle Nazioni Unite che si riunisce ogni cinque anni alla ricerca di qualche accordo per diminuire, e magari per mettere fine alla presenza di armi nucleari sul pianeta.
 
Con mille esplosioni di bombe nucleari nell’atmosfera e altre mille esplosioni di bombe nucleari nel sottosuolo, nella metà del Novecento, Stati Uniti, Unione Sovietica (oggi Russia), Francia, Inghilterra, Russia, Cina, Pakistan e India, si sono dati da fare per assicurare i possibili nemici di possedere le più devastanti armi di distruzione di massa: se un paese avesse aggredito l’altro, sarebbe stato a sua volta distrutto; è la dottrina della “deterrenza”. Al club atomico si è poi aggiunto Israele, forse la Corea del Nord, e altri paesi hanno tentato di costruire le proprie bombe atomiche.
 
Per indurre i paesi non-nucleari a non dotarsi di armi nucleari e per scoraggiare la circolazione o il furto di uranio e plutonio, nel 1970 è stato proposto e poi firmato e ratificato, da “quasi” tutti i paesi, il Trattato TNP. Era naturale che molti paesi, in questo turbolento mondo, si chiedessero perché alcuni potessero possedere armi nucleari vietate agli altri, per cui nel trattato fu inserito un “Articolo sei” che impegna tutti i firmatari ad avviare in buona fede azioni per l’eliminazione totale di tali armi, in maniera simile a quanto si era fatto con successo per l’eliminazione di altre armi di distruzione di massa, come quelle chimiche e batteriologiche.
 
Nel corso degli anni sono diminuite e cessate le esplosioni sperimentali nell’atmosfera o nel sottosuolo, ma solo perché sono stati inventati altri sistemi per controllare il “perfetto funzionamento” delle bombe nucleari esistenti. Delle sessantamila bombe nucleari esistenti nel mondo nel 1985 molte sono state eliminate e oggi ne restano “soltanto” circa 10.000, con una potenza distruttiva equivalente a quella di alcune centinaia di migliaia di bombe come quelle che spianarono Hiroshima e Nagasaki, esattamente 70 anni fa. Alcune bombe termonucleari B-61 americane sono localizzate anche in Italia a Ghedi (Brescia) e Aviano (Vicenza).
 
L’esplosione anche solo di alcune bombe nucleari creerebbe sconvolgimenti climatici, desertificazione, avvelenamento e morte su intere regioni; per questo nel 1996 la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha dichiarato illegale anche solo la minaccia dell’uso delle armi nucleari. Intellettuali, premi Nobel e uomini politici (gli americani Kissinger e altri nel 2007; D’Alema, Fini, La Malfa e altri in Italia nel 2008), ma soprattutto movimenti pacifisti ed ambientalisti hanno chiesto ad alta voce, e finora senza successo, “un mondo senza armi nucleari”.
 
Nel 2014 la piccola Repubblica delle Isole Marshall, 68.000 abitanti di un gruppo di atolli nel Pacifico, in cui gli americani fecero esplodere centinaia di bombe nucleari cinquant’anni fa, ha “fatto causa” agli Stati Uniti e ad altri paesi nucleari che, pur avendo firmato il TNP, hanno sempre evitato di ottemperare agli obblighi dell’”Articolo sei” di tale trattato e anzi hanno continuato a perfezionare i loro arsenali. Nel 2014 l’Austria ha redatto il testo di un “Impegno” per la totale eliminazione delle armi nucleari dal pianeta.
 
Il disarmo nucleare totale, oltre ad aumentare la sicurezza internazionale e far diminuire i ben noti pericoli di danni ambientali, ha risvolti economici rilevanti. Intanto ogni anno nei soli Stati Uniti vengono spesi centinaia di miliardi di dollari per l’aggiornamento, il perfezionamento e la manutenzione delle bombe nucleari, soldi che il disarmo totale farebbe risparmiare. Questo certo disturberebbe il vasto e potente complesso militare-industriale delle imprese che traggono profitti dalla produzione dell’uranio arricchito, del plutonio, dei composti di deuterio, gli ingredienti “esplosivi” delle bombe nucleari; simili attività sono fiorenti in tutti i paesi che possiedono armi nucleari e si capisce perché il disarmo incontra tanti ostacoli.
 
D’altra parte l’eliminazione totale delle bombe nucleari, oltre a garantire maggiore sicurezza internazionale e a scongiurare il pericolo di catastrofi umanitarie e ambientali dovute alla stessa esistenza di tali armi, offrirebbe la possibilità di avviare un gigantesco impegno industriale e di ricerca per le operazioni di smantellamento delle bombe esistenti e di messa in sicurezza di migliaia di tonnellate di “esplosivi”, radioattivi e velenosi per millenni, altamente pericolosi da maneggiare; sarebbe la più grande impresa economica, finanziaria e di occupazione di tutti i tempi. Chi volesse saperne di più trova molte informazioni nel recente libro, pubblicato dalle edizioni Ediesse a cura di Mario Agostinelli e altri, intitolato: “Esigete ! un disarmo nucleare totale”.
 
L’11 aprile di 52 anni fa Giovanni XXIII nell’enciclica “Pacem in terris” affermava: “Giustizia, saggezza ed umanità domandano che si mettano al bando le armi nucleari e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci”. Gli ha fatto eco papa Francesco nell’appassionato messaggio del 7 dicembre 2014 alla conferenza sulle conseguenze umanitarie delle armi nucleari ripetendo: “Un mondo senza armi nucleari è davvero possibile”. Che i governi partecipanti alla prossima riunione del Trattato di non proliferazione, ascoltino queste parole e si incamminino davvero verso un tale mondo nuovo.
 

Sul deposito delle scorie nucleari decisioni condivise con i territori

di Gian Luca Galletti - Ministro dell’ambiente
Martedì in Sardegna sono stato avvicinato da esponenti di movimenti che protestavano contro l’eventualità che il deposito nazionale delle scorie nucleari potesse essere individuato in Sardegna.  
A loro ho detto ciò che vado ripetendo in questi giorni in tutta Italia e cioè che non e' stata scelta ancora alcuna area per il deposito. Una decisione del genere non può essere assunta “nelle segrete stanze” e imposta d’imperio ai territori e alle comunità.
E’ stata a suo tempo definita una procedura per la individuazione del sito attraverso un iter trasparente e aperto al massimo coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali. Quella procedura è stata avviata e sta andando avanti ma siamo ancora molto lontani dal momento in cui si parlerà in concreto dei siti che potrebbero potenzialmente ospitare le scorie.
In questo momento sono in corso le valutazioni tecniche dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, sulla Carta Nazionale redatta da Sogin che individua le aree potenzialmente idonee (alcune decine dislocate in varie regioni italiane) seguendo i criteri dettati dalle linee guida dell’Ispra, che agisce quale Autorità per la sicurezza nucleare nazionale. Il testo, con le valutazioni dei due ministeri, verrà poi trasmesso nuovamente a Sogin, che, dopo averlo adeguato alle prescrizioni dei ministeri, lo renderà pubblico.
A quel punto tutti gli italiani conosceranno quali sono i siti che secondo valutazioni tecnico-scientifiche sarebbero potenzialmente idonei ad ospitare in sicurezza il deposito, come accade peraltro in tutti i paesi europei. Si avvierà quindi una fase di consultazione pubblica della durata di quattro mesi, cui prenderanno parte le regioni e gli enti locali interessati, i rappresentanti dei cittadini e la comunità scientifica.
Al termine di questa fase (orientativamente all’inizio del 2016) sarà individuata una rosa ristretta di realtà locali tra quelle che, rispondendo ai criteri tecnici previsti, avranno proposto la loro candidatura.
Si prevede quindi che possano esserci territori, fra quelli potenzialmente idonei che si propongano e che fra questi venga effettuata la scelta.
Solo nel caso in cui non si dovesse registrare il necessario consenso su un luogo verrà istituito un comitato interministeriale che, nel rispetto delle osservazioni tecniche e del confronto con le realtà territoriali, sarà chiamato a individuare la zona idonea.
L’obiettivo è quindi chiaramente quello di una scelta condivisa a valle di un percorso trasparente d’intesa con le realtà locali interessate. Questo è ciò che gli italiani si aspettano, questo è il programma del Governo.

Nucleare: Ministeri sviluppo-ambiente, su deposito nessuna scelta già fatta, procedura trasparente e aperta a cittadini

Comunicato congiunto Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Ambiente
Non è stata scelta ancora alcuna area per il deposito delle scorie nucleari. La procedura per definire il luogo che dovrà ospitarlo segue fin dal suo avvio un iter trasparente e aperto al massimo coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali.

In questo momento sono in corso le valutazioni tecniche dei ministeri competenti, Ambiente e Sviluppo, sulla Carta Nazionale (CNAPI) redatta da Sogin che individua le aree potenzialmente idonee, nell’ordine di alcune decine dislocate in varie regioni italiane, seguendo i criteri dettati dalle linee guida dell’Ispra, che agisce quale Autorità per la sicurezza nucleare nazionale. Il testo verrà trasmesso nuovamente a Sogin, che lo renderà pubblico nel tempo necessario ad adeguarlo alle prescrizioni dei dicasteri.

Seguirà una fase di consultazione pubblica della durata di quattro mesi, cui prenderanno parte le regioni e gli enti locali interessati, i rappresentanti dei cittadini e la comunità scientifica.

È previsto per settembre-ottobre di quest’anno il Seminario nazionale indetto da Sogin e la conseguente redazione della Carta delle aree idonee (CNAI), in cui è individuata una rosa ristretta di realtà locali tra quelle che, rispondendo ai criteri tecnici previsti, avranno proposto la loro candidatura.

Il testo verrà trasmesso entro i successivi novanta giorni al Ministero dello Sviluppo per l’approvazione finale dell’area di destinazione dei rifiuti nucleari, che avverrà di concerto con il ministero dell’Ambiente e acquisito il parere dell’Ispra. Solo nel caso in cui non si dovesse registrare il necessario consenso su un luogo verrà istituito un comitato interministeriale che, nel rispetto delle osservazioni tecniche e del confronto con le realtà territoriali, sarà chiamato a individuare la zona idonea.

Non può esistere dunque allo stato attuale alcuna decisione presa in merito al comune in cui sorgerà il deposito nazionale di scorie
nucleari: c’è piuttosto un percorso con tempi e responsabilità certe che ha come presupposto irrinunciabile la piena partecipazione delle comunità locali nell’individuazione del sito.

Lo scrivono in una nota congiunta il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente.

Le agenzie stampa sul deposito dei rifiuti nucleari del 3 marzo 2015

  
 NUCLEARE. MINISTERI: NULLA DI DECISO SU DEPOSITO, SITI IN AUTUNNO -2-
(DIRE) Roma, 3 apr. - Il testo "verra' trasmesso entro i successivi novanta giorni al ministero dello Sviluppo per l'approvazione finale dell'area di destinazione dei rifiuti nucleari, che avverra' di concerto con il ministero dell'Ambiente e acquisito il parere dell'Ispra. Solo nel caso in cui non si dovesse registrare il necessario consenso su un luogo verra' istituito un comitato interministeriale che, nel rispetto delle osservazioni tecniche e del confronto con le realta' territoriali, sara' chiamato a individuare la zona idonea", prosegue la nota congiunta del ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente. Quindi, "non puo' esistere allo stato attuale alcuna decisione presa in merito al comune in cui sorgera' il deposito nazionale di scorie nucleari: c'e' piuttosto un percorso con tempi e responsabilita' certe che ha come presupposto irrinunciabile la piena partecipazione delle comunita' locali nell'individuazione del sito". (Com/Set/ Dire) 13:44 03-04-15 NNNN
 
NUCLEARE: REALACCI, PER DEPOSITO NAZIONALE SERVE DIBATTITO TRASPARENTE /FOCUS (2) =
 
 (AdnKronos) - La Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), ad ospitare il deposito, elaborata dalla Sogin, dopo la convalida dell'Ispra, è nelle mani dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente che a breve dovranno dare l'ok alla pubblicazione. La struttura dovrà essere pronta nel 2024. Le procedure per la localizzazione del sito idoneo prevedono consultazioni pubbliche, avvisi sui quotidiani, coinvolgimento degli enti locali, manifestazioni di interesse spontanee. Ma c'è il rischio che, mancando un'intesa, si arrivi a una forzatura? "Il rischio che sia difficile localizzarlo c'è, ma il rischio è tanto minore quanto più le procedure saranno trasparenti e affidabili - dice Realacci - Quindi il fatto che ci sia adesso un documento della Sogin che viene esaminato dall'Ispra è una precondizione. Dopodiché è necessario che ci sia un dibattito trasparente, bisogna anche avere coscienza del fatto che una parte di questi rifiuti hanno una pericolosità molto relativa. A volte si confondono le lastre radiologiche con rifiuti ad alta attività mentre una parte di questi rifiuti sono assolutamente gestibili e non sono più pericolosi di tanti scarti industriali molto più problematici". Quindi "saranno necessarie competenza, trasparenza, credibilità delle istituzioni che sono chiamate a fare una scelta". (Rof/AdnKronos) 03-APR-15 13:32 NNNN
 
 
NUCLEARE: BARTOLOMEI, GOVERNO INDIETRO SU ISIN E PROGRAMMA NAZIONALE/ FOCUS =
Roma, 3 apr. - (AdnKronos) - In tema di rifiuti radioattivi il governo è in ritardo su passaggi importanti quali la costituzione dell'Isin, la nuova autorità per la sicurezza nucleare, e il programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi ''che doveva essere approvato entro il 31 dicembre 2014''. Lo afferma all'Adnkronos, Paolo Bartolomei dell'Osservatorio Chiusura Ciclo nucleare. Al momento ''stiamo parlando del deposito per i rifiuti a bassa e media attività ma bisogna decidere anche dove mettere quelli ad alta attività che tra poco rientreranno dalla Francia e dall'Inghilterra''. Secondo Bartolomei, "non c'è scritto da nessuna parte che gli standard di sicurezza che vanno bene per i rifiuti a bassa e media attività vanno bene anche per quelli ad alta attività''. In questo campo ''si va avanti per consuetudine ormai da 20 anni". In merito alla nuova classificazione dei rifiuti radioattivi prevista dal dlgs n. 45, che il ministero dell'Ambiente ha affidato a Ispra, secondo Bartolomei "si rischia di ingenerare ulteriore confusione nel settore: l'attuale classificazione è infatti molto chiara dal punto di vista operativo, mentre l'introduzione di livelli di rifiuti intermedi, quali previsti dalla bozza di Ispra, può autorizzare logiche gestionali diverse e meno sicure''. Il dlgs n.45 contempla poi anche l'emanazione di un provvedimento del ministero dello Sviluppo che fissi la soglia di attività al di sotto della quale un materiale non è più considerato radioattivo: ''Per questo aspetto sono evidenti le competenze del ministero della Salute, intimamente legato com'è alla valutazione degli effetti di micro dosi di radiazione protratte su tempi estremamente lunghi. La discussione scientifica non è ancora pervenuta a conclusioni univoche e condivise". Per Bartolomei intervenire su questi temi con dei decreti ministeriali, che sono per loro natura limitati e parziali, non sembra la scelta migliore; al contrario si deve sviluppare un'ampia e trasparente discussione ''come avviene abitualmente nei paesi europei 'normali' ''. (Ler/AdnKronos) 03-APR-15 13:32 NNNN
 
NUCLEARE: ASPETTANDO IL DEPOSITO NAZIONALE/ FOCUS =
Roma, 3 apr. - (AdnKronos) - Da tempo ormai si parla del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Tutti sanno che è necessario e che prima o poi si farà. Ma dove non è dato ancora sapere. La Carta delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) elaborata dalla Sogin, c'è e adesso, dopo la convalida dell'Ispra, è nelle mani dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente che tra meno di un mese dovranno dare l'ok alla pubblicazione. Una cosa però è certa: la struttura, come previsto dalla legge, sarà pronta nel 2024. La pubblicazione della carta e quella contestuale del progetto preliminare apriranno una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminerà in un seminario nazionale, dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati, che potranno esprimere le loro osservazioni e trasmetterle al ministero dello Sviluppo Economico e/o a Sogin. La storia. Il decreto legislativo n. 31 del 2010 modificato dal decreto legislativo n. 45 del 2014 ha affidato a Sogin il compito di localizzare, progettare e realizzare il deposito nazionale e parco tecnologico. Il deposito nazionale è un'infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in totale sicurezza tutti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, compresi quelli generati dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. (segue) (Ler/AdnKronos) 03-APR-15 13:31 NNNN
 
  NUCLEARE: MISE E AMBIENTE, NESSUNA SCELTA GIA' FATTA PER DEPOSITO SCORIE
procedura aperta a cittadini (AdnKronos) - "Non è stata scelta ancora alcuna area per il deposito delle scorie nucleari. La procedura per definire il luogo che dovrà ospitarlo segue fin dal suo avvio un iter trasparente e aperto al massimo coinvolgimento di cittadini e istituzioni locali". E' quanto si legge in una nota congiunta del ministero dello Sviluppo Economico e del ministero dell'Ambiente. In questo momento, rilevano i due ministeri, "sono in corso le valutazioni tecniche dei ministeri competenti, Ambiente e Sviluppo, sulla Carta Nazionale (Cnapi) redatta da Sogin che individua le aree potenzialmente idonee, nell'ordine di alcune decine dislocate in varie regioni italiane, seguendo i criteri dettati dalle linee guida dell'Ispra, che agisce quale Autorità per la sicurezza nucleare nazionale. Il testo verrà trasmesso nuovamente a Sogin, che lo renderà pubblico nel tempo necessario ad adeguarlo alle prescrizioni dei dicasteri". Poi, rilevano i due ministeri, "seguirà una fase di consultazione pubblica della durata di quattro mesi, cui prenderanno parte le regioni e gli enti locali interessati, i rappresentanti dei cittadini e la comunità scientifica". (segue) (Eca/AdnKronos) 03-APR-15 13:23 NNNN
Notizie correlate
 
 

Salute: la mortalità per la tiroide è superiore nelle aree vicini ai centri nucleari.

 

 Articolo di Margherita De Bac pubblicato dal Corriere.it

Non è nel complesso allarmante il primo rapporto sullo stato di salute della popolazione che risiede nei Comuni con impianti nucleari. Il lavoro commissionato all’ Istituto Superiore di Sanità dal ministero della Salute è stato consegnato lo scorso febbraio alla Conferenza Stato Città ed è a disposizione delle amministrazioni locali che ne avevano fatto richiesta. Le conclusioni inducono ad un prudente ottimismo. C’è una sola zona d’ombra. La mortalità per tumore della tiroide, uno di quelli oggetto dell’indagine, risulta nell’insieme delle 9 aree analizzate superiore alle medie regionali. Il suggerimento dei tecnici è di non lasciar cadere la sorveglianza e di approfondire la situazione.
Le radiazioni
Secondo gli esperti del gruppo di lavoro dell’Istituto «sono stati osservati in diversi Comuni eccessi di mortalità per alcune patologie che possono essere legati alla esposizione a radiazioni ionizzanti. In compenso, si rilevano anche difetti di mortalità che è inferiore rispetto ai valori medi regionali». E ancora: «Gli eccessi di mortalità non possono essere direttamente attribuibili, se non in piccola parte, all’esposizione a dosi di radiazioni rilasciate dagli impianti in quanto queste dosi avrebbero potuto essere prodotte solo da un continuo e rilevante funzionamento anomalo». Infine si danno indicazioni per eventuali ulteriori analisi. Nel caso fossero realizzati nuovi impianti, incluso il deposito nazionale di rifiuti radioattivi, i tecnici raccomandano di programmare fin dall’inizio un adeguato sistema di monitoraggio dello stato di salute della popolazione.
Lo studio
Lo studio nasce su iniziativa dell’associazione dei Comuni sedi di impianti nucleari, incluse quattro centrali non più operative: Bosco Marengo (Alessandria), Caorso (Piacenza), Ispra (Varese), Latina, Rotondella (Matera), Saluggia (Vercelli), Sessa Aurunca (Caserta), Trino Vercellese e Roma Casaccia (zona fino a 3 chilometri dall’impianto Enea). Prima di questo non esistevano studi sul nucleare a livello nazionale. I dati si limitavano a alcuni singoli impianti. Nel documento viene riportata la rassegna degli altri studi epidemiologici effettuati in Italia e all’estero. Nel complesso quindi non sono stati rilevati eccessi di mortalità generalizzati per l’insieme dei 24 tumori associabili, in base alla letteratura scientifica, a radiazioni ionizzanti. L’unica anomalia significativa riguarda appunto la tiroide. E’ ancora prematuro però fare deduzioni. Se i livelli di esposizione alle radiazioni fossero quelli ufficiali, non ci dovrebbero essere casi di decessi attribuibili ai raggi. Se dovessero essere creati nuovi impianti o depositi di rifiuti radioattivi, insiste il gruppo di lavoro, andrebbe fatta una valutazione migliore dal punto di vista metodologico (sorveglianza sanitaria e ambientale, registro tumori, conoscenza dei livelli di esposizione dei singoli individui).
Le centrali
L’attività delle 4 centrali italiane (Trino Vercellese, Caorso, Borgo Sabotino nel Comune di Latina e del Garagliano, vicino Sessa Aurunca) è stata bloccata tra l’97 e il 90, dopo il primo referendum sul nucleare. Lo stop alla produzione di energia elettrica non equivale però alla fine della possibile emissione di radioattività perché esistono barre di combustibile non spente.

Nucleare: Guidi, minimo 4 anni e mezzo per ok deposito rifiuti

15:31  ROMA (MF-DJ)--"Il tempo stimato per arrivare all'autorizzazione" del deposito per lo smaltimento dei rifiuti nucleari "e' circa quattro anni e mezzo dalla definizione delle caratteristiche delle aree potenzialmente idonee, al netto di possibili ricorsi e ritardi". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, nel corso di un'audizione presso la Commissione d'inchiesta sui ciclo dei rifiuti, precisando che "dove si andra' a localizzare il deposito vi saranno investimenti molto qualificati per un ammontare di 2,5 miliardi e si creeranno importanti attivita' di ricerca e di formazione". "La pubblicazione della Carta dei siti aprira' una fase di consultazione pubblica e di condivisione, che culminera' in un Seminario nazionale, al quale saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti ed interessati", ha ricordato Guidi. "Piu' in dettaglio, sulla proposta Sogin si sviluppera' un'ampia consultazione pubblica via Internet e con avvisi sui maggiori quotidiani nazionali affinche' le Regioni, gli Enti locali nonche' i soggetti portatori di interesse qualificati possano formulare osservazioni e proposte tecniche", ha precisato. "L'esito della consultazione condurra' a una versione aggiornata della Carta dei siti che, con il parere dell'organismo di sicurezza, sara' approvata dai Ministeri competenti (Ministero dello sviluppo economico di concerto con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio e del mare e del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti) - ha spiegato il ministro -. Seguira' una procedura per l'acquisizione di possibili manifestazioni di interesse aperta a Regioni ed enti locali. In assenza di manifestazioni spontanee, saranno attivati dei comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sara' ricercata l'intesa della Conferenza Unificata Stato-Regioni". "In caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sara' assunta con deliberazione motivata del Consiglio dei ministri, integrato con la partecipazione di ciascun presidente di Regione interessato", ha concluso. gug/liv (fine) MF-DJ NEWS 3115:30 mar 2015

Bratti (Ecomafie): “servono figure competenti e di specchiata moralità a guida dell’ispettorati nucleare. i cittadini devono avere fiducia”

Il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi ha illustrato oggi alla commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta dall’onorevole Alessandro Bratti, lo stato di attuazione del complesso programma per la gestione futura delle scorie radioattive.
Il ministro ha esposto i dettagli della strategia nazionale per la gestione sicura dei rifiuti nucleari, che prevede, tra l’altro, l’individuazione del deposito unico.  Il responsabile del dicastero dello sviluppo economico ha assicurato la commissione che i rapporti tra Italia e Francia per l’invio del combustibile irraggiato sono ripresi e che il governo prevede di terminare il trasferimento entro il 2016.
Il ministro Federica Guidi ha quindi informato la commissione che la nomina del direttore dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare, Antonio Agostini, è attualmente all’attenzione del Consiglio dei ministri, che a breve si esprimerà.
Su quest’ultimo punto il presidente della commissione onorevole Alessandro Bratti ha chiesto al rappresentante del governo di valutare attentamente la decisione: “La delicatezza dell’attuale fase di programmazione della gestione futura dei rifiuti nucleari – ha dichiarato Bratti alla fine dell’audizione - merita una particolare attenzione sulla nomina dei vertici dell’Ispettorato per la sicurezza nucleare (ISIN). E’ necessario che i cittadini abbiano piena fiducia in questo organismo e che il governo individui, conseguentemente, figure di vertice di alta competenza e specchiata moralità”.