Nucleare, relazione della Commissione Ecomafie: dalla Sogin all'Isin


La commissione d'inchiesta sui rifiuti ha approvato la relazione sui rifiuti radioattivi in Italia e sulle attivita' connesse, che ora dovra' essere trasmessa alle Camere per essere discussa.
Gia' nella scorsa legislatura la commissione d'inchiesta aveva prodotto una relazione sul tema. Dunque quest'ultima si presenta come un aggiornamento alla passata relazione, anche alla luce delle ultime novita' riguardanti il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Al centro della relazione, in particolare, l'operato della Sogin (la societa' incaricata del decommissioning degli impianti nucleari), la questione Isin (l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e il caso Cemerad. 'Con l'avvio della procedura per la localizzazione del Deposito nazionale, le attivita' di gestione dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia sono entrate in una fase importante e molto delicata - si legge nelle conclusioni alla relazione - L'opera e' progettata per essere risolutiva, ma il percorso per la sua realizzazione non sara' agevole e sara' anzi necessario superare notevoli difficolta', a cominciare da eventuali e prevedibili opposizioni in ambito locale, pur se gli standard con i quali il deposito dovra' essere realizzato sono tali da garantire livelli di sicurezza elevatissimi'. La commissione presieduta da Alessandro Bratti, tuttavia, evidenzia come 'i due principali soggetti tecnici si trovino invece in situazioni non semplici e delicate'.
(Public Policy)

Scorie cercano casa

Di Elisa Cozzarini dalla Nuova Ecologia 

Nelle prossime settimane sarà pubblica la lista dei siti idonei a ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. La Sogin ha lanciato una campagna per sensibilizzare i cittadini sull’opera. Basterà?


A ventotto anni dal referendum che ha messo fine all’era nucleare in Italia, il problema delle scorie radioattive non è stato ancora risolto. Oggi il governo dichiara per l’ennesima volta di voler trovare una soluzione. Ma prima di tutto bisogna individuare il luogo dove costruire il deposito nazionale. Sarà un percorso lungo, che prevede una consultazione pubblica impopolare e siamo già in ritardo sulla tabella di marcia. Il 20 agosto infatti è slittata di nuovo la pubblicazione della Cnapi, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. I rifiuti saranno circa 90mila metri cubi, di cui il 60% derivanti dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari e il 40% dalle attività di medicina e industriali, che si continueranno a produrre anche in futuro. Con il deposito, è prevista anche la realizzazione di un parco tecnologico, che dovrebbe diventare un centro di ricerca d’avanguardia.
«Il sito doveva essere operativo già nel 2008, invece siamo ancora al punto che non si sa dove verrà realizzato. Intanto a Saluggia si stanno costruendo due nuovi grandi depositi definiti “temporanei”. Temiamo che questo significhi che in verità le scorie rimarranno qui per sempre», afferma Gian Piero Godio, di Legambiente del Vercellese, sottolineando: «Di fatto il deposito nazionale esiste già, ed è in Piemonte, a Saluggia, nel luogo più inidoneo». Questa regione ospita oltre i due terzi dei rifiuti radioattivi esistenti in Italia e il 93% del totale dei materiali radioattivi.
Il centro Eurex di Saluggia si trova sulle rive della Dora Baltea, il maggiore affluente del Po, a monte dei pozzi di prelievo del più grande acquedotto del Piemonte, proprio sopra alla falda che li alimenta. Durante l’alluvione del 2000, il premio Nobel della Fisica Carlo Rubbia parlò di «catastrofe planetaria sfiorata». Se le scorie liquide fossero state portate via dal fiume in piena, gli effetti sarebbero stati devastanti per la Pianura Padana e l’Adriatico. Sulla vicenda è stato realizzato anche un documentario, “Là suta”, che in piemontese significa là sotto. Quella di Saluggia, per gli autori, è una storia locale e allo stesso tempo emblematica della difficoltà di gestire le scorie nucleari.
Nonostante l’allarme lanciato da Rubbia, i rifiuti liquidi ad alta attività sono ancora lì dov’erano. È in costruzione l’impianto Cemex per solidificarli ed è previsto un deposito per stoccarli alla fine del condizionamento. «Siamo d’accordo sulla cementazione delle scorie, ma poi devono essere trasferite subito nel deposito unico: se davvero si intende realizzarlo, non ha senso fare anche i nuovi mega-depositi locali», commenta Godio. Sogin, la società pubblica responsabile per la sicurezza e lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, assicura che i lavori inizieranno nel 2020, in quattro anni il deposito sarà pronto e nel 2035 si concluderà il piano di smantellamento, al costo complessivo di 6,5 miliardi di euro. Sogin ha lanciato una campagna mediatica massiccia, che terminerà a novembre e costerà 3,2 milioni di euro, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di quest’opera per la sicurezza nazionale, con un sito web, depositonazionale.it, ricco d’informazioni, video e numeri.
scorie
Ma basterà quest’operazione di trasparenza a rassicurare la popolazione e far accettare la costruzione del deposito sotto casa propria? In Sardegna le proteste sono già cominciate. Il ministro dell’Ambiente Galletti ha affermato che l’area non è stata ancora scelta e «una decisione del genere non può essere assunta “nelle segrete stanze” e imposta d’imperio ai territori e alle comunità». La Cnapi è stata elaborata da Sogin sulla base delle linee guida stabilite dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Il nulla osta alla sua pubblicazione da parte dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo sarà il momento d’avvio di un processo di consultazione pubblica, con un Seminario nazionale entro 120 giorni e poi la pubblicazione di una nuova Carta delle aree idonee, tra cui verrà scelto il sito definitivo anche in base ad autocandidature dei territori.
«Noi ci opporremo all’eventualità che si faccia in Basilicata, non possiamo fidarci di Sogin, per come ha operato finora. Manca il programma nazionale per la gestione delle scorie previsto in base alle norme europee e l’autorità di controllo, Isin, non è ancora operativa. Fa le sue veci Ispra, che però è sotto organico», afferma Pasquale Stigliani, del comitato Scanziamo le scorie. A Scanzano Ionico è vivo il ricordo dell’affronto subito nel 2003, quando il governo Berlusconi emanò di punto in bianco un decreto per la costruzione di un deposito geologico, senza alcun dialogo con i cittadini e senza neppure valutare che per una soluzione di quel tipo ci sarebbero voluti trent’anni, non cinque. Tutta la Basilicata si ribellò e subito il governo fece marcia indietro.
«Quell’operazione è servita solo a perdere tempo», afferma Massimo Scalia, fisico e storico leader ambientalista, tra i fondatori di Legambiente. E aggiunge: «Non contento, Berlusconi, con la proposta di ritorno al nucleare nel 2010, ha contribuito ancora a dilazionare i tempi, spostando l’attenzione dalla necessità di gestire le scorie all’ipotesi di costruire nuove centrali. Ora bisogna che il governo si decida a trovare una soluzione». Restano irrisolte, per Scalia, due grosse questioni: quella degli elementi che si trovano a Trisaia di Rotondella, in Basilicata, di combustibile irraggiato del ciclo uranio-torio, che non possono essere riprocessati perché non esistono al mondo impianti industriali per farlo. E l’altro problema è quello di Latina, con duemila tonnellate di grafite contaminata che risulterà dallo smantellamento.

Il corteo a Scanzano Jonico contro il deposito di scorie nucleari

«Questi elementi sono destinati all’area di stoccaggio temporaneo per i rifiuti ad alta e media attività», dichiara Lamberto Matteocci, responsabile del servizio controllo attività nucleari dell’Ispra, specificando: «Il deposito nazionale, di superficie e non geologico, sarà costituito da due impianti, uno per lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti ad alta e media attività, in attesa che si trovi una collocazione definitiva possibilmente con un accordo internazionale, l’altro per lo smaltimento definitivo delle scorie che decadono dopo qualche centinaio di anni. All’estero sono diverse le esperienze di siti nazionali di smaltimento, per cui possiamo garantire la sicurezza dell’operazione». Questo vale per i rifiuti a bassa e media attività. Per le scorie più pericolose, solamente la Finlandia sta costruendo, a Onkalo, un deposito geologico che dovrebbe durare per tutto il tempo di decadimento, centomila anni, un’infinità.

Deposito rifiuti radioattivi, slitta il nulla osta alla lista dei siti idonei

Pubblicato da ADNKRONOS

Non riceverà il nulla osta per la pubblicazione entro il 20 agosto, come previsto, la Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) a ospitare il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi. E' quanto apprende l'Adnkronos da fonti ministeriali.
"Sono in corso ulteriori approfondimenti da parte dei due ministeri competenti, ministero dello Sviluppo economico e dell'Ambiente, per rilasciare il nulla osta alla pubblicazione della lista", riferiscono le fonti.
Secondo il timing previsto, il disco verde doveva arrivare in questi giorni, esattamente entro il 20 agosto. Pubblicati a giugno 2014 dall'Ispra i criteri per la localizzazione del deposito nazionale, dopo sette mesi (gennaio 2015) la Sogin ha trasmesso all'Ispra la proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito. A marzo, l'Ispra ha trasmesso la propria relazione ai ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico che, entro 30 giorni (cioè entro la metà di aprile), avrebbero dovuto dare alla Sogin il nulla osta alla pubblicazione della Carta. I due dicasteri hanno invece richiesto a Sogin e Ispra alcuni approfondimenti tecnici da consegnare in 60 giorni.
Tra il 15 giugno e il 20 luglio, prima Sogin e poi Ispra, hanno risposto rilanciando la palla ai ministeri che avevano 30 giorni di tempo per autorizzare la pubblicazione della Carta revisionata: quindi entro il 20 agosto.

Scorie nucleari in Italia, la relazione della commissione d’inchiesta: confusione e ritardi nella gestione

Di Vincenzo Mulè dal Fatto quotidiano.it


Sotto accusa la Sogin, la società che cura lo smantellamento degli impianti. Per l'allungamento dei tempi e l'aumento dei costi dell'operazione. Ma anche il caos che ha impedito il decollo delI'Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione che dovrebbe vigilare sulla realizzazione del deposito nazionale delle scorie. Ecco il documento dell'organismo parlamentare che indaga sul ciclo dei rifiuti.

Il suo mandato è di gestire l’uscita definitiva dal nucleare da parte dell’Italia. Al momento, però, Sogin, la Società gestione impianti nucleari, si segnala più per le divisioni interne che per le attività importanti che la attendono. Da qui il pesante ammonimento. «La Sogin mostri una maggiore compattezza e migliori le capacità complessive di gestione dei progetti dei quali è responsabile, anche in vista di quello, non semplice, della realizzazione del deposito nazionale, appena avviato». L’allarme arriva dalla commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Alessandro Bratti, che ieri ha ultimato la prima relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi. Il documento – i cui relatori sono i deputati Dorina Bianchi e Stefano Vignaroli – verrà presentato in Parlamento dopo la pausa estiva ma ilfattoquotidiano.it ha potuto prenderne visione.
La fotografia del nucleare in Italia scattata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta non è di quelle che lasciano tranquilli. Nel testo, infatti, si critica anche la gestione dell’autorità di regolamentazione e controllo ritenendo «non più procrastinabile la chiusura del transitorio aperto nel 2009». Da sei anni, infatti, le funzione di garante vengono svolte, in via transitoria, dall’Ispra che ad oggi conta solo su 35 tecnici, in buona parte con un’età già al di sopra dei cinquantacinque anni. I provvedimenti legislativi che si sono succeduti dal 2009 hanno sì tutti confermato l’attribuzione di funzioni regolatorie e di controllo, ma sempre e solo a titolo provvisorio. Secondo la Commissione, questi provvedimenti «hanno inevitabilmente finito col delegittimare, nella sostanza, l’Ispra rispetto a quelle funzioni, tanto che taluni ritengono inopportuno, se non improprio, che il procedimento per la localizzazione del deposito nazionale prosegua quando le funzioni regolatorie sono ancora svolte da un supplente». Dovranno djnque essere garantite in modo certo al nuovo soggetto l’indipendenza e l’autorevolezza che lo svolgimento delle sue funzioni richiede, anche, se necessario, attraverso la riconsiderazione degli atti di competenza governativa già compiuti».
Indipendenza e autorevolezza che il nuovo soggetto deputato, l’Isin, non ha assicurato fino ad ora. L’Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, istituito dal D.lgs. 45/2014, è «tuttora inesistente per la mancata nomina dei suoi organi». La designazione per l’incarico di direttore, fatta nel novembre 2014, non è mai stata perfezionata sia «per le forti riserve che la designazione aveva da più parti suscitato riguardo alla rispondenza della persona indicata ai requisiti» sia per le vicende giudiziarie che hanno coinvolto Antonio Agostini, il dirigente del ministero dell’Ambiente individuato dal governo Renzi per ricoprire il ruolo.
Sulla valutazione del lavoro di Sogin pesa soprattutto il ritardo nei lavori, che ha portato la società di Stato a un taglio delle attività previste per il piano quadriennale in corso: per il solo 2015 la riduzione è stata del 42 per cento. Secondo la Commissione industria del Senato la riprogrammazione porterà un ulteriore ritardo di 14 mesi sul completamento del decommissioning in ciascun sito ed un conseguente aumento di spesa di 150 milioni di euro. Già gli interventi degli scorsi anni avevano portato a slittamenti dell’iniziale termine previsto per le attività di smantellamento tra due e nove anni.
Una revisione delle attività sulla quale, nelle aule delle commissioni parlamentari, si è registrata una rottura tra Riccardo Casale, amministratore delegato di Sogin e Giuseppe Zollino, presidente della stessa Sogin con quest’ultimo che ha accollato all’ad le responsabilità maggiori. Una situazione paradossale, che non poteva non essere sottolineata dalla Commissione con il suo richiamo ad una “maggiore compattezza” in vista della realizzazione di quel deposito nazionale delle scorie del quale non si riesce ancora ad individuare il sito adatto.


ReinVento, V edizione - 26 luglio a Scanzano Jonico

Diffondere la cultura della tutela dell'ambiente e del territorio alle nuove generazioni tramite il gioco. Per tali motivi, domenica 26 luglio a Scanzano J.co (MT) torna ReinVento, raduno di aquiloni e giornata del riciclo; una manifestazione  giunta al quinto anno consecutivo organizzata dall'Associazione ScanZiamo le scorie in collaborazione con il lido Il Melograno di Scanzano jonico e l'associazione Taranto Kite di Taranto. Il programma prevede un laboratorio di aquiloni a  cura di Tarantokite e un laboratorio di riciclo a cura di Domenica De Marco della Unitre Jonica e di Milena Stigliani. Creatività, allegria e sensibilizzazione al rispetto dell'ambiente sono le caratteristiche di ReinVento, che ogni anno si arricchisce grazie ai contributi degli artisti degli aquiloni e del riciclo.
La giornata oltre ad essere uno spettacolo di colori, è un'occasione e, per grandi e bambini per riscoprire i giochi all'aria aperta e il rispetto per l'ambiente.

Deposito Nazionale rifiuti radioattivi: consegnato dall'ISPRA l'aggiornamento della mappa ai Ministeri

Comunicato ISPRA

L’ISPRA ha consegnato in data odierna al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e al Ministero dello Sviluppo Economico l'aggiornamento della relazione prevista dal D.Lgs n. 31/2010 sulla proposta di Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) alla localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi predisposta dalla SO.G.I.N. S.p.A. 
 
Tale aggiornamento era stato richiesto dai Ministeri affinché l’Istituto svolgesse verifiche, ai fini della validazione dei risultati cartografici ed in merito alla coerenza degli stessi con i criteri stabiliti dalla  Guida Tecnica n. 29 dell’ISPRA e dalla IAEA, sulla  revisione operata dalla SO.G.I.N. nel recepire i rilievi formulati dall'Istituto stesso sulla proposta di CNAPI già presentata lo scorso mese di gennaio.
A seguito delle verifiche effettuate sull'aggiornamento della proposta di CNAPI e della relativa documentazione a supporto presentato dalla SO.G.I.N., l'ISPRA non ha formulato ulteriori rilievi.
La relazione dell'ISPRA, considerata la classificazione di riservatezza attribuita dalla SO.G.I.N. alla proposta di CNAPI, è stata analogamente classificata e sarà tale, conformemente alle vigenti disposizioni, sino alla pubblicazione della CNAPI da parte della SO.G.I.N. a seguito del nulla osta che sarà rilasciato dai Ministeri.

Scorie nucleari, a settembre la mappa dei siti idonei per il deposito

Pubblicato da Wired.it

Secondo il Ministero dell’ambiente ad agosto arriverà il nulla osta ministeriale sulla carta dei siti e subito dopo il documento sarà reso pubblico online.

Potrebbe arrivare oggi stesso o al massimo lunedì, ai ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, la Carta delle aree potenzialmente idonee a ospitare il primo deposito italiano per le scorie nucleari. La notizia arriva dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione ambientale che lo scorso 17 giugno ha ricevuto la mappa da Sogin, la società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi in Italia.
Il documento sarebbe già a una seconda versione. La prima relazione era stata inviata da Sogin a Ispra nel gennaio 2015 ma su quella mappa, nel mese di aprile, i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico avevano chiesto un ulteriore approfondimento. Sessanta giorni di tempo, scaduti il 17 giugno quando l’Ispra ha effettivamente ricevuto la seconda relazione da Sogin. Quest’ultimo documento non è stato però ancora divulgato.

ISPRA A WIRED: MAPPA TRASMESSA A BREVE
Fonti interne all’Ispra anticipano a Wired: “Ancora non ci sono novità, il passaggio ai ministeri dovrebbe avvenire in questi giorni, forse già oggi, ma dai nostri tecnici ancora non abbiamo indicazioni”. Sappiamo però che la scorsa settimana, dal 6 all’8 luglio, il direttore generale dell’Istituto di ricerca Stefano Laporta era in Svizzera per visitare il deposito intermedio centrale Zwischenlager Würenlingen AG. Una struttura che, secondo una nota dell’Ispra, è “analoga al deposito per lo stoccaggio temporaneo di lunga durata di rifiuti radioattivi ad alta attività che dovrà essere realizzato in Italia”.

SCORIE AD ALTA INTENSITA’: L’INTERROGAZIONE AL MISE
Proprio sul tema della radioattività delle scorie – che si distinguono tra bassa e alta intensità a seconda del tempo di smaltimento, da poche centinaia a migliaia di anni – i primi di luglio il ministero dello Sviluppo economico rispondeva a un’interrogazione del Pd in commissione Attività produttive della Camera. La nota, riportata dall’agenzia di stampa Public Policy, avanzava una ipotesi complementare a quella del deposito italiano e cioè la possibilità di “strutture gestite a livello comunitario” per i rifiuti nucleari ad alta radioattività, viste “le basse quantità di rifiuti ad alta attività dell’Italia (che) non giustificano dal punto di vista tecnico ed economico un deposito nazionale ad hoc”.
Il Deposito attualmente allo studio di Sogin, Ispra e ministeri dovrebbe essere una struttura “di superficie” per “la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività”. Altri 15 mila metri cubi di rifiuti altamente radioattivi sarebbero stoccati solo temporaneamente nella struttura.

LA MAPPA APPROVATA NON PRIMA DI GIUGNO 2016
La strada per la scelta del sito è comunque ancora lunga. Secondo un prospetto del ministero dell’Ambiente, dopo la comunicazione di Ispra e il nulla osta dei due dicasteri coinvolti (che dovrebbe arrivare entro agosto), la mappa sarà resa pubblica da Sogin nel mese di settembre 2015. Da lì partirà una fase di consultazione di 120 giorni, per la raccolta di osservazioni e proposte tecniche da Regioni, enti locali e stakeholder. A gennaio 2016 la stessa Sogin organizzerà un seminario nazionale per la discussione delle proposte tecniche, il cui termine di presentazione scadrà nel mese di febbraio. Sulla base delle osservazioni raccolte si arriverà ad aprile con una versione aggiornata della mappa.
Ultimo step a giugno 2016, quando è attesa l’approvazione della Cnapi da parte del ministero dello Sviluppo economico, acquisiti i pareri di Ispra e Minambiente.